Una pietra miliare dei sovrapposti nel calibro cadetto sta ugualmente bene in rastrelliera così come su una pedana di tiro per dare poi il meglio di sé in una situazione di caccia
di Emanuele Tabasso
Browning B25
Le pagine dell’indimenticato Gianoberto Lupi e quelle centellinate nel numero, ma di pari valore tecnico e storico, di Marco Sebastiano Scipioni ricordano come nel campo dei sovrapposti siano tre i pilastri storici su cui poggia tale settore armiero. Tre emblemi di meccanica diversa, di pari valore per le idee che le hanno generate e per la maestria nella realizzazione: tre epoche scaglionate tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento con il Boss inglese, il Merkel tedesco e il B25 di Browning. Alla sublime arte archibugiera dei primi due, impiegata senza risparmio di energie da tali firme, si associa quella del genio mormone ideatore del suo sovrapposto insieme al figlio Val, degno erede di tanto padre. Con un passo indietro si osserva come nella mente dell’inventore sia presente la volontà di trovare un partner industriale che curi la realizzazione dei suoi progetti dove convivono eccellenti concetti di tradizionale archibugeria insieme a nuove idee per le opzioni offerte dai nuovi macchinari dedicati alle lavorazioni fini. La ricerca si conclude in un modo che ancor oggi si mostra di perfetta attualità e rispondenza ai desideri dell’inventore statunitense. Il comparto armiero di Liegi in Belgio ha una secolare e solida attività pregressa con un’entità di spicco nella Fabrique Nationale d’Armes de Guerre, nota come FN, situata a Herstal una cittadina industriale nei pressi della capitale. Un consorzio di firme nasce già intorno al 1865, ma l’azienda vera e propria prende avvio nell’ottobre del 1888 per dar corso a un’ingente commessa militare, ben 150.000 fucili, facendo convergere nell’azionariato diverse aziende private locali insieme a una cospicua partecipazione di banche e dello Stato. Come si legge nelle pagine del magnifico libro Ars Mechanica – L’histoire de la FN una parte dei soci vedeva l’azienda terminare la sua funzione con l’esaurirsi della commessa, l’altra il prosieguo dell’attività: chiaro chi abbia vinto. La serietà nella conduzione industriale e una mano d’opera capace e di elevata affidabilità sono lì, a disposizione di Browning per realizzare i suoi progetti, partiti all’inizio del XX secolo con il mitico Auto 5, il primo semiautomatico realmente funzionante e funzionale apparso sul mercato. Il sodalizio diventa una faccenda storica perché alla bontà delle realizzazioni occorre affiancare la potenza numerica che i progetti dell’inventore suscitano sui mercati: sarebbe davvero un tarpare le ali a un cigno far sognare tanti potenziali clienti per poi non riuscire a soddisfarli. La realtà sarà portentosa: peccato che J.M. Browning si spenga in fabbrica a soli 71 anni: è il suo sessantunesimo viaggio attraverso l’Atlantico effettuato, faute de mieux ovvero non c’era ancora l’aereo, in nave. La bontà della sua scelta è stata scritta nel prosieguo del connubio tra la firma Browning, che da parecchi anni rappresenta il settore delle armi civili, e quella FN che dà connotazione a quello militare dove per inciso l’azienda rappresenta un vertice dell’innovazione e dell’affidabilità.
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Un Browning B25 degli Anni 50
Il lungo prologo è necessario per chi ancora non conosca il pregresso di un tale progetto, ma ora è il momento di descrivere nei suoi particolari questo nobile esemplare prelevato nell’ambito dei fucili da caccia usati. Compiamo un salto di qualche anno quando il B25 si diffonde in Italia, quasi sempre paragonato ai Beretta SO la cui eleganza è certo un qualcosa di speciale. Se l’estetica ha molto di soggettivo la tecnica è oggettiva e il cuore del B25 sta nella bascula di forma squadrata con sezione a U profonda e quei fianchi molto alti a cui va il merito della lunghissima vita attiva dell’impianto. Dal massello della canna superiore vengano ricavati i semipiani, i fianchi con i due tenoni quadri posteriori, la coppia di quelli anteriori e la sede per l’inserimento della canna inferiore. Anteriormente, dietro al giro di cerniera, è inserito il perno di rotazione a cui si aggancia la prima coppia di tenoni mentre la seconda si inserisce nelle mortise passanti ricavate nel dorso: un largo tassello sporgente dal fondo della faccia di bascula si inserisce nelle fresature assicurando la chiusura. Se la posizione di questo tassello situato poco sopra l’asse di rotazione, risulta tecnicamente in svantaggio per un minor braccio di leva, altre particolarità del progetto lo rendono estremamente funzionale: in primo luogo l’ampia superficie dei fianchi nella culatta delle canneCilindro metallico di diversa lunghezza e calibro, deputato … Leggi e il riscontro entro la bascula ancora aggiustato al nerofumo, poi lo spessore della tavola su cui poggiano i semipiani dal raccordo molto elevato verso la testa così da contenere praticamente tutta la culatta delle canne eliminando i giochi laterali. Sotto sparo le canne sono mantenute ben ferme dai due tenoni inseriti nello spessore del dorso sollevando il perno da sforzi indebiti. Sul modello in esame sono montati gli eiettori automatici con i gambi incassati nel massello di culatta e occhiali di ampio sviluppo: il comando è fornito da due sottili bacchette inserite nelle pareti laterali della bascula che non fuoriescono dalla cerniera a fucile smontato, secondo una certa regola dei fucili fini. La monta delle batterie, fornite di molle elicoidali, avviene con un movimento in rotazione e non con carico di punta: scelta di maggior costo, ma che rende lo sforzo limitato e di piacevole esecuzione. Basculando le canne si osserva il movimento del coperchio mobile inserito nel dorso, da cui deriva l’armamento della batteria, e l’analoga rotazione del tassello posto fra i due tenoni anteriori. Altro punto peculiare lo smontaggio del fucile: una leva a molla inserita nell’asta la sblocca consentendone l’avanzamento, pur rimanendo vincolata al gruppo canne: si può così arretrare il tassello fra i tenoni anteriori liberando il vincolo e prelevando l’insieme del gruppo canne da calcio e bascula. Piacevoli e diretti gli scatti demandati a due grilletti inseriti nella guardia ovale di corretto disegno; la sicura a tastino scorrevole è posta sulla codetta superiore.
La calciatura, la linea di mira e le finiture
Il calcio è stato sostituito senza raggiungere l’omocromia con l’astina e pure la codetta inferiore è anch’essa un succedaneo di quella originale: purtroppo le forme del calcio di fabbrica erano in perfetto contrasto con la nostra postura di tiro e desiderando usare questo bel fucile siamo giunti al ripiego. In compenso il noce usato è di bel livello per colore e compattezza di fibre, soprattutto l’amico Massimo D’Angelo della Nuova Armeria del Centro di Alessandria (0131 266 269), esperto tiratore, ha compiuto un ottimo lavoro e adesso questo bel fucile usato mostra sul terreno e in pedana le sue ottime doti. Siamo rimasti stupiti osservando sulle canne la cameratura in 20/76: ripensando all’età dell’arma, metà degli Anni 50, abbiamo considerato come in quei tempi da noi il 20 fosse considerato dai più un fuciletto da signore o da capanno, mentre a Herstal già circolava correntemente anche la versione con cartucce da 76 mm adatta alla maggioranza degli impegni di caccia. Semplice ed efficace la mira a sfioro nel minimo incavo sulla testa per raggiungere con l’occhio il mirino sferico in ottone posto su un ridotto zoccolino sopraelevato alla volata delle canne lunghe 67 cm. Le incisioni in tema venatorio sono più che discrete e realizzate manualmente: l’ausiliare che riporta la lepre è pur sempre un’immagine che fa brillare gli occhi al cacciatore. Completano le vedute sui fianchi le superfici a girali, festoni e foglie dove la corretta precisione del tratto viene esaltata dall’ombreggiatura di pregevole effetto.
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Per concludere
Oggi i fucili usati sono disponibili in buon numero e, con un po’ di attenzione, è facile incontrare esemplari del B25 in diversi stadi di usura e di aspetto e prezzi in proporzione. Magari capita proprio un 20 dove la bascula è dimensionata in rapporto al calibro aggiungendo qualcosa al già molto che invoglia all’acquisto: porre in rastrelliera un pezzo storico dei sovrapposti è una bella soddisfazione.
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Didascalie
001 – (apertura) – La caratteristica linea squadrata del B25 con la testa di bascula che avvolge la culatta della canna superiore. Grazioso il cane che riporta la lepre
002 – Il fianco destro con la ferma di un kurzhaar. Semplice ed efficace il profilo di fondo leggermente rastremato dove il corpo centrale sfuma nella sede del perno
003 – Personale ed elegante la parte superiore della bascula con la linea curva che va dai semipiani bruniti a contornare la sede della chiave
004 – All’apice della codetta di bascula è inserita la slitta della sicura. La chiave è in posizione di apertura e le canne basculate mostrando gli estrattori in estensione
005 – Sui fianchi delle canne sono riportati gli asterischi che danno connotazione alle strozzatureRestringimento dell’anima della canna verso la bocca. Tale c… Leggi
006 – I profili del tenoni anteriori e posteriori tutti passanti sfruttano la resistenza dello spessore del dorso di bascula per contrastare l’avanzamento del gruppo canne sotto sparo
007 –Aprendo le canne si evidenziano i caratteristici movimenti basculanti delle parti mobili del dorso deputate alla monta delle batterie
008 – In metallo chiaro la leva di svincolo dell’asta e brunita la parte di giunzione con il dorso di bascula
009 – Svincolata la leva l’asta retrocede sfilando dalla sede fra i tenoni anteriori la lamina sagomata di giunzione, comando per l’armamento delle batterie: lavori costosi, ma che denotano un progetto raffinato ed esclusivo
010 – Dal fianco si nota come il blocco della canna superiore integri i semipiani e in basso i quattro tenoni. In mezzo spicca l’inserimento a caldo della canna inferiore
011 – La bascula del B25 è considerata una cassaforte: altezza e spessore dei fianchi in sintonia con le pareti laterali della culatta delle canne contrastano efficacemente gli sbandamenti. La leva al centro arma le batterie con un movimento ad arco più dolce di quello in linea. Nel giro di cerniera si notano le due bacchette di comando degli eiettori
012 – La dicitura aziendale con il marchio FN che in quegli Anni 50 era in uso anche nelle armi sportive. La specifica del calibro: 20 GA – Shells 2 ¾” and 3” quindi 20/70 e 20/76.
Sull’asta un accenno dello zigrino eseguito magistralmente a mano.
013 – Minimale il complesso di puntamento con il riferimento sferico in ottone, ma lo zoccolino di sopraelevazione mostra una linea aggraziata ed elegante
014 – Il frontespizio dello splendido volume titolato Ars Mechanica – Le grand livre de la FN un’opera colossale in cui gli occhi e il pensiero si beano di idee fenomenali e di altrettanto formidabili realizzazioni
015 – Le due pagine relative agli Anni 1887 – 1889 dove appaiono i sommi capi della fondazione della FN e l’immagine del documento di acquisizione della commessa da 150.000 fucili militari per l’esercito belga datato 15 luglio 1889