La CZ ha prodotto nel corso dei tanti anni di vita armi leggere di ogni genere fra cui non sono mancate le pistole semiautomatiche che si sono distinte per funzionalità, linea e prestazioni oltre che per prezzi di acquisto sempre contenuti
di Emanuele Tabasso
Oggi il marchio CZ spicca nel panorama mondiale delle armi leggere per la varietà dei prodotti, per l’ingegnosità dei progetti, per la bontà dei materiali, per gli importantissimi trattamenti termochimici, per le prestazioni di vertice, per l’eleganza delle linee e per le quotazioni solitamente abbordabili. Insomma un elenco di belle doti che mantiene questo fabbricante, oramai internazionale quanto a siti produttivi, fra i più accreditati del settore. Prendiamo oggi in esame un’arma usata osservando come parecchi anni addietro in Italia finalmente si liberalizza il calibro 9 mm per le pistole semiautomatiche, con il solito distinguo di porre ancora nelle vietate la cartuccia 9×19 Luger o Parabellum che dir si voglia. Prontamente il compianto Armando Piscetta avvia studi e trattative con la IMI israeliana per la produzione di una cartuccia che da noi avrà, fino a pochi mesi addietro, la funzione sostituiva della 9 mm diffusa a livello mondiale, sia per armamenti militari che civili. La 9×21 IMI si diffonde immediatamente sui nuovi prodotti invadendo anche il terreno delle ex ordinanze dove, in alcuni casi, mette fuori gioco la cartuccia 7,65 Parabellum che filologicamente appare più giusta per ricamerare o ritubare pistole di gran livello come l’ampia serie delle Luger. Ben accetta per contro questa novità su nuovi prodotti e fra questi una serie di pistole della CZ derivata dalla nota e appezzata Modello 75. Siamo nel 1985 e consigli dell’amico e conoscitore Mario Cremasco di Asti ci pilotano all’armeria di Venanzio Borio Marcellino in Corso Alfieri dove sono appena arrivati due esemplari della Modello 85: la quotazione aiuta e poi tutto, o quasi, è consono ai desideri per cui decidiamo l’acquisto. Le prime prove presso il poligono di T.S.N.Acronimo di Tiro a Segno Nazionale. Si indica generalmente u... Leggi di Asti mostrano le qualità dell’arma che allo sparo confermano quanto abbiamo appena immaginato.





Tutto acciaio
La destinazione d’uso per noi non è mai disgiunta dal profilo collezionistico e le armi in acciaio mantengono un fascino che la lega leggera non possiede, per tacere della plastica dove tutto è funzione e nulla attiene ad altri scopi. La nuova arrivata rientra a pieno titolo nel nostro immaginario e le misure esterne insieme al peso di circa 1 kg si mantengono entro limiti consoni all’impiego cui l’arma è destinata. Il fusto è ancora ricavato di fresa, in modelli successivi verrà adottata la microfusione, con la guardia sagomata per il tiro a due mani: proprio l’impugnatura è uno dei punti a favore di questa pistola che mutua alcune prerogative sia dalla SACM francese Mod. 1935A in 7,65 Long, progetto di Charles Petter, che dalla FN Browning HP 35. Due gli elementi caratteristici: le guide del carrello ricavate internamente al fusto per ridurre lo spessore e aumentare la rigidità, pur a un costo di lavorazione più elevato, e poi l’impugnatura molto incavata nella parte alta posteriore che consente una salda presa e una corretta azione sul grilletto anche a chi abbia mani corte. Sempre nell’impugnatura è ricavata la sede del caricatore bifilare da 15 colpi, altro elemento mutuato dalla famosa pistola belga cui l’arma della CZ aggiunge la doppia azione: qui il fabbricante consegna due caricatori ed è comprensibile come in certe gare combat disporre di 30 colpi con un solo cambio sia un cospicuo vantaggio. Il dispositivo poi dell’hold open velocizza al massimo il riarmo.





Come funziona
L’impostazione meccanica vede la chiusura stabile realizzata da due rilievi semicircolari posti sulla canna lunga 50 mm, e corrispondenti mortise ricavate nel cielo del carrello; il traversino di bloccaggio gioca entro un’asola a profilo inclinato posta sotto alla camera di cartuccia. Allo sparo canna e carrello arretrano congiunti per alcuni mm poi la culatta della canna si abbassa arrestandosi: vengono così svincolati i rilievi semicircolari consentendo al carrello di completare il suo moto retrogrado espellendo dalla feritoia il bossolo spento e riarmando il cane. Nel contempo la molla di recupero posta sotto alla canna si è caricata e il carrello viene rimandato in chiusura prelevando l’eventuale cartuccia dal caricatore. Il porto dell’arma con cartuccia in camera può avvenire in due modi: con cane armato e sicura a tasto ambidestro inserita (la condizione uno degli statunitensi), oppure abbassando manualmente il cane fino alla monta di sicurezza, usufruendo della doppia azione per un intervento a fuoco immediato. Ovviamente in poligono si può approfittare della singola azione quando si desideri realizzare qualche bella rosata: già all’origine lo scatto si è mostrato ben adeguato, ma nel tempo una visita all’amico Claudio Colet di Torino aveva permesso di ottenere uno sgancio ancor più performante. Quanto alla precisione intrinseca dell’arma ricordiamo come nei primissimi tempi di impiego fossimo riusciti a realizzare una rosata di 28 mm con cinque colpi sparati in posizione UITS così come al TSN di Pinerolo (TO) ci fossimo distinti in una delle prime gare di Tiro Pratico. Le guancette in plastica consentono la presa ambidestra, il tasto della sicura è posto sui due fianchi e lo sgancio caricatore è invertibile. Come già evidenziato la pistola ci viene in mano con piena naturalezza, l’impostazione ad uso FN HP 35 è perfetta per la nostra mano, inadeguata ad esempio alla Colt Mod. 1911. Allo sparo la reazione è molto ben controllabile con un rilevamento contenuto e solo in verticale, senza componenti torsionali presenti su altre pistole. Le mire sono di impostazione militare quindi tacca di mira robusta, visuale quadra con due puntini bianchi, zoccolo di base registrabile nella coda di rondine del carrello; mirino prismatico fisso e poco rilevato con traccia bianca, incassato nella bindellina rigata.
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Un occhio alle lavorazioni evidenzia quella che ancora per poco sarebbe rimasta una prerogativa delle armi CZ/Brno: ottima cura nei punti a lavoro, molto meno in quelli estetici, soprattutto interni. Qui si nota già una cura adeguata alle superfici esterne finite con un trattamento antiossidante opaco: sulle prime la classica brunitura ci avrebbe soddisfatto maggiormente, ma nel tempo abbiamo poi apprezzato questa soluzione, allora innovativa. Il salto compiuto poi quando la Cekia passa nel libero mercato è sotto agli occhi di tutti: armi corte e lunghe sempre di ottima progettazione, esemplare esecuzione e finitura di notevole livello.
Per concludere
Proviamo ancor oggi una certa soddisfazione per aver scelto allora quest’arma che nel corso degli anni si è evoluta, mantenendo le basi originali e migliorando diversi particolari sino a diventare un elemento di spicco nel panorama mondiale delle competizioni di Tiro Pratico. Le diverse visite all’azienda che abbiamo potuto effettuare nel corso degli anni passati grazie alla Bignami di Ora (BZ), distributore italiano della CZ, hanno confermato ampiamente quel che avevamo intuito a distanza: la nuova proprietà poi ha conferito uno slancio internazionale di ampio respiro che merita di essere seguito. A conclusione diremo che trovando un esemplare in buon stato della CZ Mod. 85 sul mercato dell’usato si dispone di un pezzo pregiato fra le armi corte tutto acciaio e ci si può divertire molto nelle gare di settore che, per fortuna, sono riprese con soddisfazione di tanti appassionati.
Dida
001 – La linea compatta e ancora oggi estremamente funzionale della CZ Mod. 85
002 – In una prima fase di smontaggio si separano il fusto dal carrello otturatore e da quest’ultimo la canna con la molla di recupero
003 – Nel fusto si apprezzano le guide di scorrimento interne e la nitidezza dei particolari che compongono la catena di scatto
004 – Nella parte inferiore del carrello otturatore è inserita la molla di recupero con l’astina di guida mentre dal fusto sporge il traversino con la duplice funzione di blocco del’insieme e di contrasto con l’asola della canna per lo svincolo della chiusura geometrica
005 – Le componenti essenziali della pistola con molla e astina di guida, canna, traversino, carrello otturatore e fusto
006 – Lato destro della pistola: si nota in alto la levetta dell’estrattore, la cresta del cane, lo sperone dell’impugnatura privo di spigoli, più in basso la sicura ambidestra, il traversino, il grilletto lucidato e,dietro alla guardia, la parte retrostante del pulsante di svincolo del caricatore, anch’esso invertibile
007 – Dal basso il traversino e la canna con l’asola in cui opera questo particolare, i due risalti semicircolari e le mortise complementari ricavate nel cielo del carrello, la faccia dell’otturatore con il foro del percussore e l’unghia di estrazione
008 – In vista la sicura del fianco sinistro, gli intagli inclinati sul carrello per facilitare la presa nella ritrazione per l’armamento, le due linee di fede che devono combaciare per dare inizio allo smontaggio, la robusta tacca di mira. Il cane armato mostra il ridotto angolo di caduta
009 – Sul carrello in volata sporge appena il mirino a rampa: ottimo nel tiro e di ridottissimo ingombro. L’arma è fornita di serie di un secondo caricatore
010 – Oltre al secondo caricatore la pistola è dotata di una bacchettina con asola porta stracci e punta a cacciavite nonché di uno scovolo metallico a riccio: due elementi semplici, ma di perfetta funzionalità