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Breda Icaro e Breda Titano: due semiauto in calibro 20/76

di Emanuele Tabasso

Il famoso marchio Breda sta godendo da qualche anno del passaggio nelle mani della ditta Marocchi che ha impresso alla produzione dei semiauto e dei sovrapposti un’impronta marcata di classe e di tecnologia

In più occasioni abbiamo avuto modo di visitare la Marocchi di Sarezzo (BS) approfittando con particolare piacere e interesse delle spiegazioni fornite dall’Ing. Michele Marocchi, mente e anima della rinascita del prestigioso marchio Breda. L’azienda nata nel Novecento è stata un’entità formidabile con particolare riferimento ai locomotori ferroviari e, settore che più ci tocca da vicino, alle armi. Le ultime gesta della proprietà, il Gruppo Oto Melara, avevano cercato di mantenere quella che nella nautica si chiama la galleggiabilità: viste e considerate le difficoltà intervenute e l’interesse marginale che il settore rivestiva nel complesso industriale,  si era assunta da ultimo la decisione di concedere in uso il marchio a un’azienda dedita alla causa. Questo significa una solida fabbrica produttrice di fucili, con un brillante estro operativo e commerciale rivolto in parte cospicua ai mercati esteri. La Marocchi si è rivelata l’obiettivo giusto e la strada intrapresa si sviluppa con risultati appaganti, nonostante l’intromissione della pandemia con tutte le sue conseguenze. La collocazione del prodotto in una fascia medio alta comporta un’attenta visione generale della tecnica applicata ai fucili, insieme a un esame dei molti componenti e dei tanti particolari che ne determinano quello che potremmo definire lo status sociale. Per meglio illustrare i particolari operativi e qualificanti prendiamo ad esempio due semiautomatici in calibro 20/76, il Titano e l’Icarus, dove ad alcuni elementi comuni se ne sommano altri tesi a sottolineare un’accuratezza differenziata nelle procedure, e quindi negli esiti estetici, per interpretare in maniera puntuale e specifica le diverse attese della clientela.

La meccanica dei semiauto

Un accenno al cuore tecnico è dovuto perché il sistema di riarmo di un semiauto già lo classifica in un certo ambito indirizzando le scelte del futuro proprietario. Qui troviamo adottato l’impianto inerziale del secondo tipo, con massa cospicua del portaotturatore in cui è inserita la testina a due alette rotanti con vincolo entro le mortise ricavate nel prolungamento di culatta della canna: fra i due elementi viene posta la robusta molla che, allo sparo, immagazzina l’energia cinetica del rinculo restituendola, dopo l’uscita dei pallini dalla volata, per assicurare il ciclo di espulsione del bossolo spento, riarmo della batteria, cameratura di una  nuova cartuccia e richiusura.

Particolari qualificanti

Ripercorrendo la storia dei fucili Breda si hanno ben chiari i punti cardine come l’adozione di materie prime al vertice, di particolari non comuni, di una raffinatezza esecutiva spinta ai massimi livelli: guarda caso proprio quanto forma il patrimonio attuale della Marocchi cui si aggiunge la disponibilità di macchinari adeguati a tali necessità e alla formazione di operatori specializzati che si rendono responsabili del proprio lavoro. L’arrivo di ogni pezzo e successivamente dell’insieme viene certificato così che al controllo finale, severo e puntuale, non accada di dover respingere il fucile per una manchevolezza. Il risultato è improntato al successo tecnico, il costo viene di conseguenza e non come elemento primario. I macchinari sono scelti per la loro resa e per la flessibilità che consentono:  esemplificando il concetto si riesce a modulare la produzione anche su piccoli lotti intervenendo rapidamente per modificare alcuni particolari seguendo le richieste della clientela, e da ultimo essendo puntuali con le consegne. Ancora un elemento meccanico merita di venir segnalato: lo scatto deve risultare funzionale e piacevole nell’impiego, quindi la taratura del peso di sgancio va ben calibrata con un distacco tra i piani di contrasto netto e pulito in totale assenza di filature, grattamenti, collasso finale. Per raggiungere il risultato ci si affida a un blocchetto estruso in lega di alluminio ricavando di fresa il pacchetto di scatto, il ponticello in cui viene inserito il grilletto, la guardia. La rigidità del complesso assicura la costanza degli ingaggi meccanici e di qui l’esattezza dei movimenti unita al piacere delle sensazioni al momento dello sparo.

Le canne subiscono la foratura profonda con punta a cannone evitando le tensioni indotte dalla rotomartellatura a freddo e mantenendo l’elasticità propria del tipo di acciaio scelto: le ottime rosate certificano questa procedura. Nell’Icaro la finitura superficiale del castello in Ergal subisce una spazzolatura manuale su cui la successiva brunitura anodizzata stacca in modo elegante dal brunito della calotta superiore apposto dopo una lucidatura a fondo dell’acciaio: lo stacco del nero su nero con differente riflesso di luce è di notevole effetto. Sottigliezze dirà qualcuno, ma la classe si raggiunge seguendo anche tali parametri. Fregi e incisioni sui modelli di maggior effetto visivo, come il Titano, seguono i dettami odierni del settore arricchendo esteticamente la finezza meccanica.

La scelta dei legni

Fra le diverse incombenze personali dell’Ing. Michele Marocchi troviamo la scelta dei legni che un fidato importatore fa arrivare dalla Georgia. Occorrono almeno un paio di giorni per passare al vaglio le proposte e, nella scelta, la mente valuta con largo anticipo le caratteristiche tecniche ed estetiche abbinandole idealmente ai modelli su cui i pezzi verranno montati e quindi con i trattamenti che subiranno. La prassi rituale prevede una stagionatura annuale sotto tettoia dopo la sbozzatura così da stabilizzare il tessuto legnoso preservandolo da movimenti successivi alle lavorazioni. In tempi di ingegnose stranezze come la realizzazione di venature con procedure a laser qui le fiammature e i colori del noce sono del tutto naturali grazie all’opera della pianta e di Madre Natura. L’abbinamento poi di ogni ciocco deve risultare consequenziale allo stile di finitura del fucile e in quest’opera la maestria del gusto e la sensibilità estetica giocano un ruolo primario: rafforza e amplifica la bellezza intrinseca la finitura del fondo e il successivo trattamento superficiale dove si sceglie fra tre diversi tipi di olio passato a tampone con reiterati interventi che, sovente, occupano una settimana. La politura poi prevede di nascondere o di porre in risalto i pori del legno secondo l’aspetto complessivo del pezzo trattato e quello del fucile che vestirà. Oggi si trovano risultati ben più che gradevoli da legni lavorati da macchine, ma la Breda ha imboccato una strada diversa affidando queste lavorazioni alle mani di calcisti appassionati della propria maestria: un ritorno al passato per ridare nobiltà e classe al futuro.   

Didascalie Breda Icaro

001 – La pregevole linea del castello del Breda Icaro viene evidenziata dalle diverse tonalità di nero ottenute con lucidatura o spazzolatura manuale del fondo

002 – La tematica classica e austera messa in opera con l’evidenza dei pori e la vernice semiopaca del legno insieme alla lucidatura della calotta e alla spazzolatura del castello

003 – La nervatura a rilievo sul fianco e le scritte in bianco donano slancio al disegno movimentato dalla finestra di espulsione e dalla cromatura dell’otturatore

004 – Analoga considerazione per il fianco sinistro dove la convessità della calotta è integra nella sua linearità

005 – Ben studiata la curvatura di raccordo tra il fianco e la parte inferiore del castello dove è inserito il gruppo di scatto: spiccano il grilletto lucidato e il pulsante della sicura con evidenza rossa della posizione di fuoco

006 – La cucchiaia di alimentazione presenta la cromatura superficiale insieme al doppio rilievo longitudinale per minimizzare lo strisciamento dei bossoli favorendo così la celerità di inserimento cartucce nel serbatoio e da questo alla camera di cartuccia

007 – Il tappo apicale di fermo presenta la forma leggermente conica e con rigature sottili alternate a unghiature più marcate: tutto in funzione di una presa sicura. Il perno forato funge da attacco per la maglietta a sgancio rapido della cinghia

008 – Nel vivo di volata si osserva uno degli strozzatori intercambiabili. Ben ombreggiata la bindella ed elegante il profilo terminale smussato sopra a cui è posto il mirino in sintetico traslucido rosso

009 – Nel calcio si osserva lo stile non solo delle forme, ma anche della scelta del noce venato, della sua finitura di fondo e della verniciatura semiopaca. La pistola evidenzia lo zigrino a losanghe minuscole e, più indietro, con puntinatura per una presa sempre controllata

010 – Oltre alle nitide scritte aziendali correttamente eseguite merita un apprezzamento la bindella a ponticelli mediamente distanziati e con zoccolini direttamente saldati alla canna, senza sottobindella

011 – (apertura)

Didascalie Breda Titano

001 – Le forme già eleganti qui sono arricchite dalle incisioni e dai riporti dorati: una ricerca di indirizzo diverso per una clientela con altri desideri

002 – La finitura chiara del castello contrasta piacevolmente con il brunito della calotta: nella ricerca estetica si inseriscono le incisioni di vario stile e gli apporti con profili di starne in volo. Apprezzabile la fusione del gusto classico con quello elegantemente moderno

003 – La parte apicale posteriore del castello mostra la spazzolatura di fondo prima della finitura chiara: l’effetto è decisamente apprezzabile

004 – Tutta la parte inferiore è finita chiara con le diverse soluzioni richieste dal metallo di fondo cha va dalla lega di alluminio (Ergal) del castello all’acciaio della cucchiaia elevatrice. Notare la precisione di incasso del gruppo di scatto

005 – Dietro alla feritoia per l’inserimento cartucce nel serbatoio si nota la scritta Breda: il classico scudetto e la grafia dei caratteri rimangono quelli ben conosciuti e apprezzati dal pubblico. Poi da non dimenticare… il Made in Italy

006 – L’apice della bindella evidenzia quell’appiattimento che la rende raffinata: la cura del particolare esalta la bellezza tecnica ed estetica dell’insieme

007 – Nell’estensione di culatta della canna si intravede una delle mortise per le alette dell’otturatore mentre spicca il nero del pistoncino elastico dell’espulsore. Nel bordo posteriore dell’asta viene incassato uno spessore in metallo a protezione del legno

008 – Lo stile del fucile richiede un noce di diversa caratura e qui le venature mielate movimentano con magnifico effetto il colore appena più scuro del fondo, il tutto ravvivato dalla politura superficiale e da una intrigante vernice a mezzo lucido

009 – Sempre apprezzata la consequenzialità nella classe del noce impiegato per le due parti della calciatura: qui osserviamo l’asta con marcate venature e dalla sezione tondeggiante con profondi sgusci longitudinali per una presa sicura in ogni situazione

010 – Un colpo d’occhio alle parti principali dopo la scomposizione del fucile consente di apprezzare la perfezione delle lavorazioni e della finitura dei vari componenti

011 – (apertura)