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Browning BAR Mk 3: l’affidabilità e la funzione

Il moderno fucile semiautomatico a canna rigata ha nel BAR della Browning il suo epigono non solo per primogenitura, ma ugualmente per il continuo affinamento delle diverse componenti che avvalorano l’incrollabile struttura di base

di Emanuele Tabasso

Fucili da caccia

Da diverso tempo la Fabrique Nationale d’Armes de Guerre di Herstal ha riservato la storica denominazione alla produzione di armi militari impiegando il marchio della collegata statunitense Browning per quelle sportive e venatorie: la commistione fra le due sponde dell’Atlantico si è rivelata un felicissimo connubio dove l’inventiva di J. M. Browning e poi quella del figlio Val unite alla conoscenza tecnico industriale dell’atélier belga hanno formato una sinergia di superbo valore. Verso la metà degli Anni 60, in quel fecondo periodo di fermento dettato dalla ricostruzione post bellica, l’azienda ritiene maturi i tempi per riproporre un semiautomatico a canna rigata successore, con ben diversa capacità balistica, del Modello 35 di un trentennio prima. All’epoca certi progetti venivano realizzati e proposti sul mercato europeo e su quello statunitense variando le diciture del modello e talvolta la Casa produttrice: così la brillante soluzione del genio mormone era detta qui in Europa FN Mod. 35 e sull’altra sponda dell’Atlantico Remington Mod. 8: sul libretto di istruzioni europeo, redatto allora in lingua tedesca, ci si premurava di indicare il calibro come 9 mm riportando pure la dicitura americana di .35” giusto per maggiore chiarezza. Rimandiamo ad altra occasione di estendere l’esame su questo fucile molto particolare, calandoci subito nella realtà di quel 1966 in cui a Herstal viene presentato il nuovo semiauto rigato: è denominato BAR, acronimo di Browning Automatic Rifle, e la sua diffusione sul mercato mondiale risulta rapida e incisiva grazie alle aspettative di una clientela conoscitrice che valuta appieno e con entusiasmo le soluzioni applicate alla nuova arma e le sue potenzialità balistiche. La conoscenza della materia specifica delle armi non solo semiautomatiche, ma parimenti automatiche proviene dal settore militare ed è una garanzia sostanziale. Diamo uno sguardo all’impostazione tecnica per apprezzare l’ingegnosità del complesso.

La tecnica del BAR

Per diversi anni i BAR presentano il castello chiuso con una cura nelle linee che ne fa una pietra di paragone anche per l’estetica; il complesso viene ricavato di fresa da un massello di acciaio, di robustezza inusitata, ma parimenti di un certo peso che tuttavia all’epoca non è visto come un elemento a sfavore. L’evoluzione del gusto derivata dall’involuzione dell’uso muscolare insieme al modo di cacciare la preda di elezione rappresentata dal cinghiale, impone a un certo punto l’alleggerimento del fucile e un cambio di stile. Si opera una radicale revisione del materiale e il castello viene ricavato da un estruso di Ergal, la lega di alluminio per il settore aeronautico, che sottrae circa 3 ettogrammi all’insieme. Nel contempo si apporta una decisa modernizzazione delle linee, sempre in omaggio all’evoluzione del gusto. Qui i praticanti dell’insidia al re della macchia sanno bene che voglia dire portare sulle braccia una simile differenza ponderale e ovviamente i vecchi, gloriosi modelli con castello in acciaio finiscono nelle mani di chi ci è affezionato oltre misura e a caccia rimane fermo alla posta, oppure restano in rastrelliera a far bella mostra di sé: sta di fatto che nei boschi si vedono sempre più i modelli successivi, come questo Mk3, con castello in lega leggera e altri affinamenti non secondari.

Il cuore del sistema

L’impianto di ripetizione fa testo: si basa su un ugello di presa di gas posto circa a metà della canna, quindi ben distante dal punto in cui dal bossolo escono i gas ad altissima temperatura e si realizza compiutamente la combustione del propellente. Il prelievo avviene quindi dove tale fase è compiuta, non ci sono praticamente residui incombusti e i due fattori di temperatura e pressione sono in fase di marcata attenuazione. Una campana con un pistone accoglie l’energia che viene trasmessa tramite due robuste aste parallele al carrello portaotturatore: questo retrocede sulle apposite guide per alcuni mm mantenendo l’otturatore ancora in chiusura, svincolandolo poi con un movimento di rotazione determinato da una camma con piolo di contrasto. Una lunga molla a sezione piatta, montata fra le aste provvede al recupero e al ritorno in chiusura del complesso. Son ben sette le alette di bloccaggio che assicurano la giunzione direttamente con la culatta della canna: le masse in movimento poi hanno una loro specifica entità per garantire valori di accelerazione, velocità lineare, arresto e ritorno in batteria garanti del miglior funzionamento; anche l’inclinazione delle alette e il loro movimento angolare sono determinanti per un’estrazione primaria priva di impuntamenti. In termini semplici un rinculo corto e secco, come imporrebbero masse leggere, con forti accelerazioni e ridotto movimento, si farebbe sentire molto di più alla spalla del tiratore di quanto avviene con la struttura del BAR. Insieme si otterrà una diluizione nel tempo, parliamo sempre di entità minime, ma di efficacia esiziale, del lavoro di riarmo con l’estrazione del bossolo spento, la presentazione di quello nuovo dal caricatore e la sua cameratura. L’estrattore è anch’esso un ottimo derivato da progettazioni militari: l’unghia prismatica e massiccia lavora in una sede ortogonale a T, fresata nella testa dell’otturatore con molla di registro ricavata da uno spezzone di cavo armonico fissato all’otturatore stesso su cui compie un mezzo giro  piegandosi successivamente ad angolo retto, passando sotto alla corrispondente serie di alette e infilandosi nel foro predisposto nell’unghia. Un sistema che lavora in scioltezza e impone minime tensioni ai particolari impedendo scavallamenti del bossolo. Da ultimo osserviamo l’espulsore formato da un  nottolino elastico inserito nella faccia ribassata, a fianco del foro del percussore.

Il castello e lo scatto

Le immagini consentono l’apprezzamento delle forme funzionali ed eleganti del castello: sul fianco destro è ricavata la finestra di espulsione in cui scorre una paratoia in lamiera piegata, mossa dall’otturatore, per evitare l’ingresso di sporcizia; la manetta di armamento fa retrocedere il tutto e un punto rosso nello spessore del castello segnala la perfetta chiusura. Nella parte inferiore sono ricavate le aperture per l’inserimento del caricatore e del complesso di sparo. Il primo in robusta lamiera imbutita e suola elevatrice in visibile sintetico rosso viene agganciato al fondello: è comodo così avere a disposizione, senza troppo ingombro, uno o più caricatori di riserva. L’insieme ponticello, grilletto e guardia  trova posto nella feritoia più arretrata e davanti al rebbio anteriore sporge il tasto arcuato per il rilascio del caricatore. Eccellente per nitidezza e pulizia di sgancio lo scatto, detto Super Feather Trigger con un peso di circa 1100 g, ideale per il tiro alla corsa, ma ugualmente spendibile con ottimi risultati in quello a fermo. La batteria si affida al sistema oramai generalizzato dell’armamento separato dall’apertura manuale dell’otturatore: un tasto a slitta posto nella codetta superiore provvede alla bisogna e un pulsante al suo interno ne attua il disarmo se si rimanda il tiro. Il complesso consente di mantenere il peso di scatto ai limiti sopra citati con piena tranquillità; inoltre non è più necessario il bottone della sicura.

La canna, le mire e la calciatura

La realizzazione della canna con un suo sistema peculiare di rigatura è un punto di forza dell’azienda di Herstal per costanza e precisione delle righe insieme alla coassialità della camera di cartuccia. Nel modello attuale si è scelta la lunghezza di 53 cm e la forma rastremata e scanalata che offre le prestazioni più adeguate alle specifiche necessità venatorie per rigidità, peso e dissipazione del calore insieme a un aspetto decisamente grintoso. Sono montate le mire aperte con la tacca, regolabile in elevazione, montata su una corta bindella da battuta, e il mirino su zoccolo sopraelevato con regolazione nei due sensi. Entrambi i riferimenti sono in fibra traslucida: verde nella tacca a rossa nel mirino. Sul castello troviamo un sistema particolare con una base fissata alla calotta del castello e altre collegabili ad esempio a due diverse ottiche, sostituibili all’istante e sempre mantenendo l’azzeramento preventivo. Un punto rosso può venir sostituito all’occorrenza con un cannocchiale variabile per coprire contemporaneamente esigenze di tiro in movimento a breve distanza o a fermo con metratura maggiore.

Le due parti della calciatura definita Composite vengono ottenute da uno stampaggio in polimero e fibra di vetro di particolare robustezza e rigidità. Si aggiungono dei pannelli in morbida gomma scura nei punti di presa e nella superficie del dorsalino regolabile: un galletto a vite consente di posizionare il viso alla giusta altezza per acquisire gli organi di mira prescelti. Inflex è il nome dato al calciolo, di cui si hanno ben tre spessori: assorbe l’energia di rinculo sfruttandone una parte per allontanare il calcio dal viso nel momento topico così da non far trasmettere fastidiose vibrazioni. Non mancano le magliette portacinghia con fissaggio a espansione di sfere e le piastrine da inserire fra calcio e castello ottimizzando piega e deviazione del fucile rispetto alla complessione fisica del tiratore.

Gli esiti in poligono

In tempi di libera circolazione abbiamo avuto modo di provare al poligono Porta della Langa di Giorgio Rosso in quel di Carrù (347 96 92 677) questo fucile che ci è stato affidato grazie all’interessamento di Adrien Koutny dell’azienda di Herstal, di Frédéric Colombié della Browning Italia di Marcheno (BS) e di Carlo Bonardo dell’armeria di Bra, distributore di zona del marchio. Un cannocchiale Meopta 6×42 con reticolo 4 si è prestato magnificamente alle necessità contingenti e il calibro .308 Win. non è stato da meno: per i nostri gusti lo preferiamo alla scelta quasi statutaria del .30-06 Sprg, ma non è qui il caso di scendere in disquisizioni fermandoci a sottolineare come la BAR riservi alle due lunghezze di cartuccia un castello proporzionale che è già una raffinatezza di tutto riguardo. Impiegando le cartucce Fiocchi con palla SP da 150 gr abbiamo sfruttato le sole due cartucce previste per il caricatore in dotazione così da ripetere l’operazione tante volte verificando di continuo il sistema di riarmo. Dopo una congrua serie a 50 m abbiamo spostato il tiro a 100 m con buon esisto di precisione. Per simulare poi il tiro alla bestia nera ci siamo riportati ai 50 m per una fitta sequenza di tiri in piedi a braccio sciolto radunando i colpi in un cerchio di circa 20 cm. Pregevole notare coma i bossoli siano finiti a terra tutti in un cerchio di una trentina di cm. Non contenti abbiamo impegnato un bersaglio a 200 m ben sapendo che le cartucce a disposizione non siano studiate per un tiro di massima precisione, ma con finalità di arresto della preda: anche così la soddisfazione è stata consona al fucile con tre colpi in 40 mm (0,71 di MOA).

Per concludere

Si è prossimi nel 2021 a girare la boa dei 55 anni di produzione del BAR e sono quasi 1.600.000 i pezzi venduti in giro per il mondo: intanto la concorrenza si è fatta sentire, ma la solidità di questo fucile e la sua garanzia di funzionamento in ogni situazione rimangono elementi difficilmente eludibili nel momento della scelta

Scheda tecnica

Costruttore: Made for Browning International Belgium only by F.N. Herstal – Parc industriel des Hautes Sarts, 3e Avenue, 25, B-4040 Herstal (Belgio) – Tel +32(0)4.2405211 – Fax +32(0)4.2405212 – www.browning-int.com – Assembled in Portugal by Browning Viana

Importatore: BWMI Italia – via Parte, Marcheno (BS)

Distributore di zona: Armeria Bonardo via Vittorio Emanuele, 60 – 12042 BRA (CN)

Modello: BAR Mk 3

Tipo: fucile semiautomatico a canna rigata

Calibro: .308 Win. (.30-06 Sprg. – .300 Win. Mag. – 9,3×62)

Funzionamento: a presa di gas con pistone e due leve parallele

Castello: del tipo chiuso ricavato per fresatura da estruso in ergal 

Otturatore: in due parti con testina anteriore rotante a sette alette

Canna: lunga 53 cm scanalata – 4 righe destrorse passo 1/12 – montaggio flottante

Percussore: lanciato, interno all’otturatore, con molla elicoidale

Alimentazione: caricatore a pacchetto staccabile da 2 cartucce realizzato in lamiera di acciaio imbutita e polimero (altri a richiesta)

Batteria: slitta di armamento sul castello con tasto di disarmo

Congegno di scatto: grilletto singolo e scatto diretto (1,1 kg) Super Feather Trigger, cane con due molle elicoidali parallele

Estrattore: a unghia con incassatura in un’aletta e molla di registro interna in filo armonico

Espulsore: pistoncino a molla nella faccia dell’otturatore

Linea di mira: mezza bindella da battuta con tacca e due riferimenti in plastica traslucida verde – mirino stesso materiale di colore rosso regolabile in altezza e deriva

Attacchi ottica: duplice slitta con base inferiore fissa e basi superiori, ad attacco rapido, da collegare agli apparecchi ottici prescelti con mantenimento della taratura  

Sicurezza: attuata dalla slitta di armamento della batteria – in posizione di disarmo blocca il percussore e disattiva lo scatto

Calciatura: in due parti in polimero – impugnatura a pistola e sottocanna sagomato – campi di presa con pannelli antiscivolo – dorsalino regolabile rivestito in gomma e calciolo Inflex  ad assorbimento del rinculo e antivibrazioni – piastre per la regolazione della piega

Finiture: brunitura opaca della canna – anodizzazione nera del castello – calciatura color oliva e nera

Peso: 3.240 g circa senza ottica

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