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Fucili da caccia: Remington R/25™ in calibro 7-08 Rem.

Abituati a osservare i fucili rigati di Remington sulla storica base del Mod. 700 e da qualche tempo anche del Mod. 783 salta agli occhi questa realizzazione mutuata dal fucile d’assalto AR-10 concepita per un congruo numero di appassionati del settore.

di Emanuele Tabasso

Alla Paganini di Torino, storica importatrice della Remington statunitense, devono aver avuto un leggero sobbalzo mentale e un inarcamento di sopracciglio quando la Casa di Ilion, oggi di Mayfield, ha proposto il fucile Modello R/25. Usi alla classicità dei tanti Mod. 700, alle innovazioni tecniche in chiave di riduzione di costi del Mod.710 e poi del più recente, solido e funzionale Mod. 783 l’arrivo di un black rifle ha mosso qualche fremito, ma il pensiero si dev’essere subito rivolto alla valida prospettiva di coprire un settore particolare, oggi molto frequentato. La denominazione tutta americana sottende quell’ampia varietà di fucili derivati dagli studi di Eugene Stoner, il papà dell’AR/10 e poi dell’AR/15 che, indossata la divisa all’epoca della guerra in Vietnam, aveva assunto il nome di M/16. Il fucile cosiddetto d’assalto nell’immaginario collettivo prende le mosse di lì, almeno per i molti che considerano l’Inizio del Tempo dalla prima metà del 1945, anzi meglio, proprio dai primi Anni 60. Buttiamo un occhio indietro e vedremo come i tedeschi, sempre loro, avevano già ideato gli MP 43 e 44 con quella splendida cartuccia 8×33 o 8 Kurz che, in un teatro bellico, ancor oggi sarebbe di encomiabile praticità, ben più del .223 Rem. Ci sovviene una frase dell’indimenticabile Pietro Colombano per cui i Teutonici, fin da quando erano usciti dalla Selva di Teutoburgo per darle di santa ragione al Console Varo, non avevano mai smesso di salire sull’autobus dieci minuti prima degli altri.

Ciò detto aggiungiamo che a pelle questa genia di fucili da caccia non tocca i nostri precordi e li avviciniamo, in quelle rare occasioni di incontro, con un certo distacco che sembra sconfinare in una repulsione. Poi, visto e considerato che sono pur sempre armi lunghe, le proviamo con curiosità e alla fine le apprezziamo a fondo perché la funzionalità di impostazione e la resa balistica sono usualmente di alto livello e questo, per chiudere il sacco, fa passare molte cose in second’ordine: tanto quando si è su un pancone di tiro con l’arma imbracciata la si vede ben poco.

L’impostazione tecnica e la genesi

Il Remington R/25™ nasce con l’apporto tecnologico fornito da diverse aziende dedite alla costruzione di fucili da caccia derivati dall’archetipo AR/10 e nel suo complesso offre un connubio efficacissimo di celerità di riarmo e di precisione: la dinamica della ripetizione e la coassialità fra canna e calcio assicurano una bassa sensazione di rinculo e un assetto stabile anche nel tiro celere. Il castello corto offre compattezza e rigidità all’insieme sottendendo la cameratura per tre classici calibri derivati dal 7,62 Nato, quindi il .308 Win. e il .243 Win. con l’inserimento del 7-08 Rem. che da diversi anni si è posto fra i due come valido elemento per caccia e, dove previsto, per il tiro alle sagome metalliche su cui gioca un ruolo essenziale l’energia sulla lunga distanza, necessaria ad abbattere il pesante bersaglio. La precisione è affidata alle attente lavorazioni di rigatura della barra in acciaio al Cromo Molibdeno e alla scelta di contenere la dimensione della canna in soli 51 cm, più facilmente regolabile al tiro, con sezione notevole che in volata misura ancora 17,3 mm (.680”); la porzione esterna, oltre la presa di gas, mostra le oramai usuali scanalature longitudinali di piacevole effetto estetico cui si sommano le prerogative tecniche quali l’alleggerimento della massa, mantenendo la rigidità, e la dissipazione del calore, problema qui particolarmente sentito nelle serie di tiro celere. Da ultimo si apprezza il vivo di volata, quindi l’egresso delle righe, protetto da un profondo ribasso circolare: anche in un impiego che riproduca sportivamente rapidi spostamenti in mezzo a ostacoli si è tranquilli di non recare danno al particolare che, sopra a tutti gli altri, conferisce precisione all’arma.

Remington R25 La postura di tiro

Messa un poco da parte la suprema classicità della calciatura in legno di una Mannlicher Schönauer o, per ammodernarsi già parecchio quella di una Winchester Mod. 70, imbracciamo questo accrocco con quel distacco che la nostra forma mentale ci assegna: subito la malevola classificazione suesposta cede il posto a un forte e marcato apprezzamento. Non c’è che dire: il nuovo tiene conto di molti fattori, tutti funzionali ed ergonomici, e già ne avevamo avuto contezza parecchi anni fa provando altri fucili da caccia, quindi da curare anche in senso estetico, con una calciatura dotata di un’impugnatura che all’epoca avevamo definito a mano passante, quindi con una pistola molto angolata che consente una presa ferma e sicura, oltretutto con posizione ottimale per il dito che aziona il grilletto. Lo sgancio, usualmente affidato nei cloni degli AR a un sistema a due tempi, nel modello in esame viene invece proposto con uno scatto diretto, nitido, pulito e costante. Qui le validità estetiche sono sottese dallo stile che si persegue e la funzione crea il disegno da cui deriva un corretto bilanciamento con massa situata fra i due punti di presa: i 3.500 g in effetti sono poco percepibili e il fucile è svelto nei rapidi cambi di punteria.

La calciatura

Il calcio molto dritto conserva un consistente spessore e un’apprezzabile rotondità sul dorso dove si appoggia la guancia del tiratore. La pistola dell’impugnatura sporge decisamente dal profilo inferiore con un’angolazione poco marcata, non siamo all’ortogonalità, ma poco ci manca, ed è strutturalmente unita alla guardia e al bocchettone del caricatore. I cultori chiamano i due gusci di cui è composto il castello upper receiver e low receiver ed entrambi vengono realizzati in alluminio irrobustito per contenere il peso mantenendo la rigidità. Tutto il fucile viene ricoperto da una pellicola protettiva definita Camo Mossy Oak® Tree Stand™.

Il caricatore estraibile contiene 4 cartucce e l’armamento è affidato alla nota astina piatta con presa a farfalla inserita nella culatta. Sono presenti due slitte Picatinny integrali e gli agganci per le magliette portacinghia.

Quattro colpi per concludere

Al poligono di Carrù, ospiti di Giorgio Rosso, siamo curiosi di provare un ennesimo Black Rifle che poi, a ben vedere, nero non lo è proprio, ma la definizione aiuta nel classificare il fucile che disponiamo sugli appoggi, un poco rialzati per far posto al dimensionamento inferiore con le sporgenze di pistola e caricatore. Trovata la giusta postura apprezziamo subito lo scatto, adeguato sia al tiro celere che a quello di precisione. La cartuccia da sette mm è stata codificata proprio da Remington che ha così adottato, sotto la sua affidabile egida, un ennesimo prodotto a cui avevano messo mano, come d’uso, alcuni wildcatters. La 7-08 Rem. indica la nuova scelta del calibro e l’origine dal mitico .308. Sul bossolo da 51 mm che nel 1952 i ricercatori d’oltre Atlantico avevano codificato per la nuova cartuccia militare in sostituzione del .30-06 Sprg., sono fiorite le altre misure, prima fra tutte nel 1955 quella da 6 mm del .243 Win. a seguire nel 1980 la 7-08 Rem. e poi ancora nel ’96 la .260 Rem. e nel 2006 la .338 Federal nata da una ricerca dalla Casa insieme a Sako e alcuni specialisti. La misura di 7 mm è considerata quella aurea per un proiettile e la scelta del passo di rigatura pari a 1/10” ottimizza l’impiego di palle da 140 gr, con il ventaglio di pesi non troppo dissimili da adottare secondo le proprie finalità. Usando cartucce originali Federal Power Shok con palla Soft Point da 150 gr, quindi la serie commerciale da caccia e non quella specifica da tiro, il risultato a 100 m è quello che si osserva nella mostrina in immagine. Segnaliamo che dopo il primo colpo al centro ci è probabilmente variata un poco l’imbracciatura e la rosata degli altri tre colpi risulta leggermente spostata a sinistra. Il confronto con la moneta da mezzo euro ci pare significativa. La considerazione finale di questo fucile ci richiama un detto campanilistico fra due belle cittadine della montagna prossima a Torino, Cumiana e Giaveno. La rima avviene solo con la parlata locale “Coi ‘d Giavèn a son brut, ma cianto bèn”, che in italiano significa che per i cittadini di Cumiana quelli di Giaveno sono brutti, ma cantano bene e in luoghi dove i cori sono importanti ha una sua profonda validità. E gli amici proprio di Giaveno non ce vorranno se li paragoniamo a questo R/25 che bello non è secondo i canoni classici, ma in compenso, balisticamente parlando, ha una voce prossima a quella di uno Stradivari o di un Guarneri del Gesù. E che i liutai cremonesi ci perdonino l’accostamento.

Scheda tecnica Remington R25

Costruttore: Remington Arms Company, Mayfield  (KY) – USA

Importatore: Paganini srl – corso Regina Margherita 19 bis – 10124 Torino– sito Internet www.paganini.it

Modello: R/25

Tipo: carabina semiautomatica a presa di gas

Calibro: 7-08 Rem. (in alternativa .243 Win – .308 Win.)

Azione: in acciaio ricavato forgiato e fresatura

Canna: in acciaio al Cromo Molibdeno lunga  510 mm (20”) con 6 righe destrorse passo 1/10” per tutti i tre calibri proposti – rotomartellata – montaggio flottante

Percussione: percussore lanciato con molla elicoidale coassiale

Alimentazione: serbatoio estraibile in lamiera imbutita da 4 cartucce, con sblocco a tastino

Congegno di scatto: grilletto singolo, scatto diretto

Estrattore: a unghia con base a molla inserito nella testa dell’otturatore

Espulsore: nottolino elastico sporgente nella faccia dell’otturatore

Congegni di mira: non previsti – predisposizione per ottiche

Sicurezza: tastino zigrinato sul lato sinistro del castello – blocca sistema di scatto e percussione

Calciatura: in sintetico con finitura Camo Mossy Oak® Tree StandUpper and Lower Receiver in alluminio rinforzato – calciolo in gomma riportato

Finiture: brunitura opaca delle parti metalliche Peso: 3.500 grammi circa senza ottica

Didascalia

001 – Remington R25

002 – Fianco destro dell’arma con il pulsante di assistenza per camerare una cartuccia riottosa e finestra di espulsione aperta

003 – L’ottica Millett DMS-2 con le pratiche torrette godronate e regolazioni con scatti da ½ MOA (circa 14 mm a 100 m)

004 – La manetta a farfalla che comanda l’arretramento dell’otturatore

005 – Manetta completamente estratta e otturatore arretrato: si nota sulla parte sinistra la levetta zigrinata di sblocco

006 – L’otturatore in chiusura denota la sua peculiare forma prismatica

007 – Quella che si può definire l’astina, cioè il cilindro che copre la porzione posteriore della canna

008 – La canna presenta le usuali scanalature nella porzione anteriore, dopo la presa di gas

009 – Il vivo di volata con l’egresso della rigatura protetto da un invaso cilindro conico

010 – Fianco sinistro del castello con la leva della sicura posta sopra l’impugnatura e il perno posteriore estraibile per basculare la canna sul perno anteriore

011 – Il bocchettone del caricatore ricavato, insieme alla guardia, dal Lower Receiver

012 – Il caricatore ottenuto da spessa lamiera imbutita riporta profonde nervature di irrigidimento. Spessi, robusti e non taglienti i labbri che trattengono la cartuccia

013 – Il caricatore inserito nella propria sede  

014 – L’impugnatura a pistola non ha la coccia e mostra l’incavo interno vuoto

015 – Il calcio con l’asse consequenziale a quello della canna che minimizza la sensazione di rinculo e il rilevamento dell’arma sotto sparo

016 – La denominazione registrata che caratterizza il particolare mimetismo della calciatura

017 – I quattro colpi sparati a 100 m con le cartucce Federal Power Shok e palla da 150 gr Soft Point: i tre raggruppati stanno in 15,8 mm

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