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Merkel Mod 140 Express Cal. 9,3X74R

Dopo la presentazione di un express storico proponiamo un eccellente esemplare della produzione attuale dove Merkel mantiene alto il vessillo di queste proposte di vertice dell’archibugeria fine

di Emanuele Tabasso  

Dopo aver esaminato il pregiato express della Alexander Henry camerato per la .450 3”¼ una delle cartucce che hanno creato la storia e la poesia delle cacce africane, esaminiamo adesso, sempre nell’ambito dei fucili usati, un secondo Double Barrel Rifle bancato nel marzo del 1994, a circa un secolo dall’altro, per una  cartuccia di solida matrice tedesca: la 9,3x74R. La Jagdt und Sportwaffen GmbH di Suhl è sempre conosciuta presso il grande pubblico con il marchio riferito alla originaria denominazione di Gebrüder Merkel, quando i tre fratelli, i maestri armaioli Albert Oskar e Gebhard con il calcista Karl Paul, aprono la loro attività in un’officina al piano terreno, al numero 128 2^ Circoscrizione in Judith Strasse, nella città di Suhl. Nella loro fortunata attività creano quel sovrapposto che ancor oggi rappresenta uno dei tre pilastri del settore specifico insieme al Boss e al Browning B25. Ciò detto va apprezzata a fondo la dedizione della Casa di Suhl per soddisfare tuttora ogni richiesta del mercato nelle diverse tipologie dei basculanti lisci e rigati.

Due canne rigate

Sovente i fabbricanti tedeschi e austriaci hanno dato la preferenza alle canne sovrapposte realizzando i Bockdoppelbüchse, e la Merkel non fa eccezione, ma propone ugualmente questo classico Express a canne affiancate per soddisfare gli amanti della classicità in quei tiri a sbraccio a selvatici in corsa. Le immagini danno un chiaro esempio dello stile mitteleuropeo con alcune durezze di linee e soluzioni che, saggiamente, badano più alla robustezza della struttura che all’eleganza intrinseca. Certe scelte sono finalizzate a unire la minor spesa alla precisione esecutiva garantita dalle macchine CNC. Non va dimenticato come l’express, e tale si definisce solo quello a canne affiancate, presenti una struttura dove la forza generata dallo sparo sia imbrigliata da un’unica serie di contrasti centrali posti fra le due generatrici e quindi ci sia da tener a bada la proiezione in avanti del gruppo canne, la coppia di rotazione tendente ad aprirle sollevando le culatte, l’imbardamento laterale destro e sinistro. L’impianto vede la bascula ricavata da massello forgiato e poi alcune concessioni alla modernità come i profili della slitta e dei due tenoni fissati fra i semipiani delle canne ricavati da ciascun tubo, nonché le loro sedi nella bascula. In aggiunta la classica terza Greener a perno tondo sul prolungamento della bindella. Meritano uno sguardo attento i punti a lavoro che abbiamo appena evidenziato cui si aggiunge il doppio giro di cerniera da cui sporgono i denti di monta delle batterie Blitz con i dentini di sgancio degli eiettori automatici: le striature sulla cerniera e sull’incavo a contrasto del testa croce indicano come l’aggiustaggio sia stato effettuato con grande perizia evitando quella rigidità di apertura, la stiffness odiata dai Maestri britannici, inaccettabile specie su un fucile fine. In esterno sui fianchi sporgono con leggero rilievo i rinforzi laterali mentre la chiave di apertura è inserita nel prolungamento svasato della testa: è ancora del tipo con perno riportato e vite di fermo, oggi una finezza non più in uso dopo la soluzione della chiave stessa in pezzo unico microfuso con il proprio perno. La codetta superiore presenta una leggera rastremazione e sull’apice posteriore è montato il tasto della sicura a due posizioni. Un rapido esame della parte inferiore rileva il dorso squadrato con semplici raccordi arrotondati ai fianchi, senza nastri o filetti; a vista la metà del primo tenone che, inserito nello spessore di bascula, implementa il contrasto alla proiezione in avanti del gruppo canne, sollevando da tale incombenza il perno di rotazione. Più arretrata si trova la guardia dall’ovale un po’ schiacciato, ma ampia per l’impiego con i guanti: ben studiata la curva posteriore di raccordo della codetta che si prolunga lungo l’impugnatura a pistola fino al bordo della coccia secondo il consolidato stile degli express. Adeguatamente posizionati i grilletti su cui si riscontrano pesi di sgancio pari a circa 1,8 e 2,1 kg, molto netti e senza vizi di sorta.

Le canne e la calciatura

Le due canne forate, rigate e raddrizzate vengono giuntate con sistema classico dove la maestria dello specialista lavora a occhio e sensibilità legando i due elementi con cavetti di rame e interponendo dei cunei per distanziarli nella maniera opportuna saldando le due bindelle . Alla fine dell’opera i due colpi dovranno porsi in parallelo incrociandosi alla distanza prevista, solitamente 70 metri, salvo diversa richiesta del committente. A tale scopo un distanziale sporgente viene inserito in volata così da poter successivamente agire per eventuali variazioni. Le mire metalliche prevedono una base prismatica incassata nella mezza bindella con la prima tacca fissa per i 50 m e le tre successive abbattibili con incrementi di 25 m ognuna; anteriormente uno zoccolo sopraelevato reca il mirino a grano con visuale tonda in ottone.

I legni in due parti vengono ricavati da noce compatto con vasi fitti e ben mineralizzati, color castagna di fondo con striature brune e lavorazione più che corretta curando l’andamento delle fibre in asse con la forza del rinculo. Il calcio presenta l’impugnatura a pistola, l’appoggia guancia, il nasello elevato e con gradevoli sgusci laterali, il dorso diritto. L’asta è dotata dello sgancio Aoget e le sezioni risultano arrotondate, con linee semplici e funzionali; profondi gli zigrini adeguati a una presa sicura anche con le mani bagnate.

La cartuccia 9,3x74R e le conclusioni

Dopo molti anni in cui le storiche cartucce tedesche erano state messe in disparte si assiste oramai da diverso tempo a un ripescaggio di certe soluzioni specifiche per le carabine, ma soprattutto per i basculanti. Le versioni a collarino di tanti calibri sono affiancate da altri progettati solo in tale veste e la 9,3x74R è proprio una di queste. Nata agli inizi del XX secolo ha dato buona prova di sé anche in Africa posizionandosi a fianco della concorrente inglese .375 Flanged di Holand & Holland. I pesi dei proiettili di elezione sono 15,0 – 16,7 – 18,5 g spinti da pressioni non elevate, intorno ai 3000 bar, a V/0 fra 800 e 720 m/sec con E/0 di 488 – 540 kgm. La forma del bossolo cilindro conica con spalla poco marcata e di ridotta angolatura esprime una bell’energia senza infierire sulla spalla del tiratore consentendo di doppiare il colpo con prontezza e precisione, grazie anche alla massa dell’arma pari a circa 3800 g. Scegliere le cariche con palla meno pesante e più veloce, o di maggior massa e un poco più lenta rimane appannaggio del cacciatore che trova in questi fucili usati di ottimo livello una soluzione eccellente per la caccia ai cinghiali, anche i più coriacei e di maggior mole.

Dida

001 – (vista intera)

002 – Fianco destro di bascula con la linea di incassatura a semicerchi per evitare fessurazioni, l’ispessimento laterale a rinforzo, l’aletta di centraggio sul seno, viti e contro viti tutte con spacco orientato e per finire l’incisione mista con girali, bordini e scene di caccia con cinghiale

003 – Fianco sinistro con analoghe considerazioni più il chiavistello tondo della 3^ Greener e il pernetto in ottone che segnala la meccanica armata. Sulla canna la dicitura aziendale

004 – Dorso di bascula con il mezzo tenone anteriore passante. A seguire il coperchio di fondo che si prolunga nel ponticello dove sono alloggiati i grilletti

005 – Testa di bascula con la caratteristica linea e la finitura opacizzata: nella mezzeria spicca la mortisa della 3^ Greener. La chiave di linea gradevole presenta ancora l’occhio con la vite a spacco fine per il fissaggio al perno. All’apice della codetta sporge la slitta della sicura

006 – Canne aperte con le due cartucce incamerate fra cui sporge l’estensione della bindella per la 3^ chiusura e dal seno fuoriesce il chiavistello tondo. In leggero arretramento i due estrattori affiancati

007 – Le due mezzerie della tavola fra cui sono ricavate le mortise dei tenoni. La slitta della doppia Purdey è ribassata e il traversino viene riportato

008 – Testacroce e giro di cerniera, le due parti a contatto che mantengono in tiro il fucile: le striature sono segno della corretta operazione di aggiustaggio

009 – Sui semipiani delle canne è punzonato il calibro 9,3x74R e il numero 394 che corrisponde al marzo 1994, quando il fucile è stato bancato

010 – Sempre elegante l’incisione su brunito della guardia e della codetta, prolungata secondo il classico stile degli express, fino alla coccia in metallo

011 – L’ampio ovale della guardia consente di sparare anche con i guanti: funzionale il disegno dei grilletti che copiano quelli delle classiche doppiette

012 – Il prisma di supporto delle tacche di mira viene inserito nella bindella con incastro a coda di rondine, quindi regolabile in deriva riferendosi al punto zero riportato a destra della tacca fissa per i 50 m e sulla bindella: le altre fogliette abbattibili prevedono i 75, 100 e 125 m. Per tutte visuale a V ampia e barretta verticale dorata per migliorare la visibilità

013 – Fra le volate delle due canne sporge il tassello con cui variare la convergenza del tiro affidandosi a uno specialista. Il mirino con visuale tonda presenta la base incassata nello zoccolo sopraelevato

014 – L’apprezzabile noce del calcio viene lavorato nello stile di Suhl con appoggia guancia arrotondato, nasello elevato, dorso lineare e pistola con coccia inclinata. Il calcio in gomma rossiccia con distanziale nero è un altro segno distintivo degli express

015 – La linea semplice e funzionale dell’asta in cui è incassato il meccanismo di svincolo con sistema Aoget