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Remington 700 SPS – SS in 7-08 Rem.

E’ riapparso nel nostro panorama un fucile preso in esame diversi anni addietro e così pensiamo di riproporlo nel settore delle armi usate dove il pezzo fa un’eccellente figura per la meccanica, il calibro e l’ottica

di Emanuele Tabasso

Disporre di un fucile Remington è un fatto abbastanza usuale tale e tanta è la diffusione dello storico marchio statunitense, distribuito in maniera ottimale dalla Paganini di Torino: la conoscenza di tale pezzo che ora ci è tornato fra le mani prende avvio parecchi anni addietro quando lo avevamo scelto presso l’Armeria Berrone di Alessandria quale premio per una competizione indetta nel sodalizio venatorio di cui facciamo parte. La scelta dell’epoca teneva conto del probabile impiego nella caccia in montagna e, fin da allora, un elemento preminente nella scelta era dato dal peso dell’insieme arma e ottica cui si dovevano sposare i valori sia del cannocchiale che della cartuccia. Leggerezza: sospirata come un fattore ineguagliabile da cui dipende la percentuale maggioritaria del buon esito della cacciata in montagna. In effetti se c’è non è mai messa in discussione e chi si dota di un fucile di massa ridotta sa perfettamente che al momento dello sparo sentirà un poco di più il rinculo soggiungendo mentalmente “ma chi se ne importa, tanto in quell’attimo la palla viaggia già per la sua destinazione”. In effetti non tutto è proprio così, ma usando taluni accorgimenti e soprattutto curando di tenere l’arma in modo sempre uguale, i colpi picchiano là dove devono. La Remington propone una serie quasi infinita di armi lunghe rigate con una dovizia di peculiarità tale da soddisfare qualsiasi opzione: il bello è che tutto si basa sulla meccanica ideata molti anni fa dove si osserva una sintesi del pratico e del funzionale, eletta davvero a sistema, cui si abbina una collaudata facilità esecutiva e costi decisamente sopportabili. Insomma il bello e il buono a prezzo più che invitante.

La meccanica

Dopo quanto riportato poco sopra sarebbe quasi il caso di sorvolare sulla descrizione della meccanica della Casa di Ilion (ora Mayfield), ma ci sembrerebbe di far un torto a chi l’ha pensata e adottata: ripetere non fa mai male e con tale intento riproponiamo ai lettori quanto magari già conosciuto, immaginando che sussista un esiguo numero di novizi appena approdati al settore a cui dobbiamo dar conto di questo monumento armiero. Due le misure del complesso castello e otturatore, quanto negli States chiamano azione, per le cartucce della classe .308 Win. come nel caso presente, o per quelle del .30-06 Sprg.

In questo modello SS (Syntetic Stainless) l’impianto è ricavato da billette di acciaio inox 416 dove domina la sezione tonda, facile da ottenere, da controllare nella sua regolarità formale e da congiungere alla calciatura. Il castello mostra anello e ponte di cospicue dimensioni, inframmezzati a destra dalla finestra di espulsione a misura opportuna per coniugare rigidità, robustezza e facilità di intervento con le dita nel caso di qualche cartuccia o bossolo riottosi a seguire le strade codificate dal progetto. Di esecuzione pratica e di buon esito funzionale l’impianto del prisma di scarico delle forze: una piastra sagomata con foro in cui passa la sezione di culatta della canna e, in basso l’appendice rettangolare con sede nell’apposita tasca ricavata nel fusto. La canna presenta nell’esterno della culatta un risalto anulare e un passo a vite che copia quello analogo praticato all’interno dell’anello: serrando i due elementi si pizzica fra loro lo spessore del prisma che rimane così fissato e inamovibile. Nel contempo, con appositi misuratori, si predispone l’esatto spazio di testa, uno dei primari fattori per lucrare dal fucile precisione e costanza nei tiri. Nella parte posteriore si nota il profilo del ponte con il piano inclinato ricavato nella sezione stessa e una nervatura a rilievo, in basso a destra, che corre lungo tutta la lunghezza del castello: questo termina con la codetta in cui si posiziona una delle due viti di serraggio fra meccanica e calciatura. Dobbiamo passare a questo punto a esaminare l’otturatore che integra l’azione: viene ricavato da una billetta di acciaio inox presentando un corpo cilindrico e due alette contrapposte, situate appena dietro alla faccia molto incavata così da lasciar sporgere la porzione di supporto del fondello cartuccia. In chiusura le alette si posizionano nelle mortise ricavate entro l’anello mentre l’apice si inserisce entro la culatta della canna e questa, a sua volta, è posizionata entro lo spessore dell’anello: si realizza in tal modo quella situazione che da sempre è pubblicizzata come la struttura “a tre anelli d’acciaio” intorno al fondello della cartuccia, propria della Remington. Nell’aletta destra è praticata una fresatura longitudinale atta ad impegnare il rilievo a lamina interno al castello con funzione di guida per un facile scorrimento. Ancora un’occhiata alla faccia dell’otturatore per evidenziarne i tre inquilini: il foro del percussore, il nottolino elastico di espulsione e l’unghia dell’estrattore, una peculiarità quest’ultima da sempre criticata, ma a cui la Casa continua a dare fiducia. Il pezzo è composto da un anello interrotto in acciaio armonico, incassato nella corona circolare ricavata all’interno dello spessore della faccia, da cui sporge, in posizione opportuna, l’unghia di presa. Con un certo garbo possiamo affermare che solo una volta, in tanti anni e con tanti Remington passati per le mani, abbiamo verificato un malfunzionamento: la cartuccia era la .300 RUM caricata con attenzione al limite superiore previsto dalle regole. Passando verso l’apice posteriore si incontra il  manubrio con la caratteristica forma e sezione a prisma, molto compatto, aderente al fusto e con la nocca ovoidale su cui la mano agisce in piena comodità: la base a semicerchio viene saldata a forte al cilindro. Il profilo anteriore poi lavora sul rilievo angolato del ponte attuando l’estrazione primaria. A chiusura viene posto il tappo cilindrico a due diametri da cui sporge il tondino lucidato che segnala l’armamento del percussore interno, ovviamente non la presenza della cartuccia in camera.

Canna, scatto e calciatura

Anche la canna di questo modello viene ricavata da acciaio inox mantenendo un profilo rastremato con sezioni ridotte, adeguate alla ricerca di un peso contenuto in 3.350 g: la lunghezza è pari a 61 cm e nel calibro 7-08 Rem. viene adottato un passo pari 1:9¼, quindi discretamente chiuso per stabilizzare palle di peso sostanzioso, usualmente di 140 gr con i 120 e i 160 gr quali estremi ancora ben sfruttabili: secondo l’uso della Casa il montaggio avviene a punto pressione che assicura la ripetitività dei primissimi colpi, quelli che possono servire sul terreno venatorio. Osservata la sequenza culatta, prisma di scarico e anello passiamo al vivo di volata dove un ribasso a corona circolare assicura protezione all’egresso delle nervature. Sotto al fusto è inserita la guardia dimensionata per agire anche con i guanti: osserviamo lo scatto regolabile X-Mark Pro, innovato da parecchi anni con risultati apprezzabili, senza grattamenti o imprecisioni liberando il percussore con una pressione di circa 1000 g: funzionale il grilletto di giusta arcuatura, ampia superficie di appoggio liscia e nervatura posteriore di irrigidimento. Davanti alla radice del grilletto è inserito il tastino quadro per lo svincolo dell’otturatore a fondo corsa: altro sistema peculiare della Remington. Nel rebbio anteriore della guardia è posto il tasto per l’apertura del magazzino cartucce fisso: lo sgancio del coperchio libera le 4 cartucce che possono essere ospitate, insieme alla suola elevatrice e alla molla a W che si rendono disponibili per la pulizia. Al fianco destro della codetta del castello sporge la levetta a rullino che aziona la sicura a due posizioni: si aziona l’otturatore anche quando è inserita per estrarre la cartuccia camerata con scatto e percussore bloccati.

La calciatura in sintetico color antracite ricalca le linee classiche e ottimali proprie del fabbricante: dorso lineare a sezione arrotondata, appoggia guancia e nasello elevato, con due sgusci laterali, per posizionare il viso e l’occhio a livello del cannocchiale: sono previsti quattro fori sul cielo del castello per le basi di attacco di un’ottica, obbligatoria perché all’uso yenkee non sono montate le mire metalliche. Impugnatura a pistola con sezione scampanata per fermare mani di ogni dimensione, coccia inclinata; si prosegue nel fusto a sezione squadrata con spigoli molto arrotondati e si finisce nell’asta tondeggiante. Nei punti di presa sono inserite placche in materiale antiscivolo per una tenuta salda anche con mani bagnate, mentre il calciolo è il morbido tipo R3 ®, un brevetto aziendale che svolge bene la sua funzione; da ultimo sporgono i due pioli, fusi nella calciatura, per l’attacco delle magliette porta cinghia.

Il calibro e l’ottica

La scelta della cartuccia 7-08 Rem. seguiva in quegli anni una nuova idea di prestazioni, non più estreme come per la 7 Rem. Mag. ma funzionali per precisione e per energia a molte varietà di selvaggina e tipi di caccia. La cartuccia viene presentata sul mercato nel 1980 ed è adottata negli Stati Uniti per il tiro alle sagome metalliche: vincere la resistenza della molla che le mantiene verticali richiede una buona dose di joules, la precisione poi non va disattesa e se il rinculo è basso tanto meglio. Il bossolo del.308 Win. si abbina favorevolmente alla palla da .284” (7 mm) e oggi sono molti i caricamenti originali fra cui abbiamo scelto quello della Norma con la ben nota palla Ballistic Tip da 140 gr della Nosler, sperimentata dal suo apparire sulla scena nel 7 Rem. Mag. con esiti eccellenti per precisione, tensione di traiettoria e balistica terminale, forse un poco distruttiva, ma il selvatico colpito adeguatamente non muove un passo. E questo, specie in montagna, è un fattore determinante. Giusto per comparazione la nuova creatura nata quale wildcat e presto annoverata da Remington nella sua famiglia, è molto simile alla 7×57 Mauser adottata militarmente nel 1896 e poi diffusissima in ambito venatorio: è stata la prima cartuccia a bossolo metallico di nuova concezione rispetto alle precedenti di matrice ottocentesca. Parimenti dobbiamo dire che la .284 Win. del 1963 era anticipatrice di questa Remington nell’impostazione e nelle rese, ma uscita forse troppo presto quando i più davano la preferenza alle cartucce di elevata capienza: così non aveva avuto il successo che meritava. Ora la 7-08 Rem. surclassa la mamma, intesa come .308 Win. in molte situazioni e specialmente nel tiro a lunga distanza: alle 500 iarde, facendo pari la precisione, la 7 mm sfodera il mantenimento di velocità e di energia proprio di questa sezione di palla considerata ai vertici in tali situazioni.

Al momento dell’acquisto era stato montato sul fucile uno Zeiss da poco apparso sul mercato, il Mod. Duralyt di cui diamo conto in un brano a parte anticipando soltanto che le misure 3-12x50i con illuminazione e il peculiare trattamento delle lenti per evitare i riflessi coprono un ampio ventaglio di situazioni venatorie.

Per chiudere

Una prova condotta presso il Vecchio Poligono di Castellinaldo, nei pressi di Canale d’Alba (CN) ha cerziorato il proprietario sulla precisione intrinseca del fucile e sulla corretta funzionalità dell’ottica, sia per le lenti che per la meccanica dove i click sono costanti e precisi in ragione di 1 cm a 100 m per ogni scatto: è la miglior scelta per un apparecchio da caccia dove la facilità di calcolo mentale è un fattore fondamentale.

Per accedere a questo bel poligono situato in una valletta ombrosa occorre telefonare al proprietario e conduttore, Sig. Nicola Vecchio (tel. 333 384 8500) esperto direttore di tiro che, a richiesta, sa ben consigliare i tiratori.

Dida

001 – (apertura) – La Remington 700 SPS SS in 7-08 Rem. sul pancone di tiro del poligono di Castellinaldo

002 – Ben proporzionato l’insieme della Remington e dell’ottica Zeiss Duralyt

003 – Oggi i tamburi di regolazione sono sovente surdimensionati, ma anche questi oramai datati funzionano benissimo e sono ben manovrabili. Nel complesso dell’oculare sono compresi la sede per la batteria e i tasti per accensione e regolazione dell’illuminazione

004 – Il classico otturatore Remington qui con il corpo centrale finito a rosette. Il manubrio è saldato tramite la base a semicerchio. Dal tappo di coda a due diametri sporge il codolo lucidato del percussore quale avviso di meccanica armata

005 – Codetta e ponte del castello con la sede del dente di scatto, la lamina di arresto e svincolo dell’otturatore, la nervatura a rilievo (basso a dx) antisbandamento, il gradiente angolato per l’estrazione primaria, il tasto della sicura a due posizioni

006 – La dicitura aziendale sulla canna con la specifica del calibro adottato. Nell’astina si nota l’inserto in gomma antiscivolo

007 – Nei punti che contano la finitura è sempre di ottimo livello: ecco il vivo di volata con il ribasso a corona circolare per la protezione della rigatura

008 – Nella guardia si osservano da sx a dx il tasto di apertura del coperchio basculante del magazzino cartucce, il tastino quadro per lo svincolo otturatore, il grilletto regolabile dell’impianto X-Mark Pro

009 – L’otturatore è semplicemente efficace e realizzabile a costo contenuto: ben riconoscibile dal tappo di coda, dal manubrio con braccetto angolato e nocca ovoidale, dalle due alette in testa leggermente arretrate per consentire alla parte distale anteriore di inserirsi entro la culatta della canna

010 – Nella faccia molto ribassata appaiono il foro del percussore, il nottolino dell’espulsore e l’unghia di estrazione con la sua base circolare incassata nello spessore di testa

011 – La linea del calcio semplice e funzionale comprende l’appoggia guancia, il nasello rialzato, l’impugnatura a pistola con inserti antiscivolo e il calciolo R3 ad assorbimento di energia: un’ottima soluzione per chi patisce il rinculo anche minimo di questa cartuccia